Municipio XV: Mediazione sociale al Trullo

Il Progetto "Mediazione Sociale-Trullo" è stato finanziato dal 2007 al 2008 dal Comune di Roma.







Il Progetto Mediazione Sociale, data la complessità e la vastità del territorio Trullo – Municipio XV, ha operato per avere e restituire, alle amministrazioni, alle realtà associative ed agli stessi cittadini, un quadro generale e complessivo delle criticità e delle risorse territoriali. Questa attività di ricerca, svolta attraverso la somministrazione di un’ intervista semistrutturata, ha avuto lo scopo di disegnare una mappa dei conflitti e dei problemi del territorio, avvalendosi della testimonianza di coloro che lo abitano o che vi lavorano. Il Progetto, nell’arco del proprio mandato, mantenendo una presenza costante sul territorio attraverso l’instaurarsi di relazioni costanti e reiterate nel tempo con i cittadini, i commercianti, le associazioni, le scuole e i servizi, ha proposto a una serie di testimoni privilegiati, una breve intervista semistrutturata, finalizzata a ricostruire le principali caratteristiche sociali, culturali ed emotive delle persone e dei rispettivi gruppi di appartenenza, le differenti percezioni e i vari vissuti riguardanti le principali conflittualità e criticità del quartiere, ma anche riguardo le percezioni positive, in termini di punti di forza, risorse personali e collettive, speranze ed ipotesi di cambiamento.



Non ci si è limitati, tuttavia, alla sola raccolta di informazioni, ma si è anche entrati in relazione con decine di cittadini, con i quali si è avviata una fase di ascolto e di conoscenza reciproca fatta di passeggiate di quartiere, di visite domiciliari, di esplorazione e di ricerca di spazi per future attività (feste di quartiere, apertura di uno sportello, ecc) cercando di facilitare la comunicazione tra le persone, riavviando il dialogo sociale spesso bloccato da reciproche incomprensioni, malintesi, interruzioni della comunicazione, conflittualità latenti o agite, al fine di ristabilire una comunicazione almeno costruttiva, nell’interesse comune. Nelle interviste si sono potute rilevare una serie di conflittualità latenti che separano le associazioni presenti sul territorio e i vari gruppi sociali e che impediscono di operare insieme alla soluzione delle criticità del quartiere identificando percorsi ottimali per interloquire positivamente con le Amministrazioni.







IL CONTESTO TERRITORIALE E LE PROBLEMATICHE PREVALENTI



La storia del Trullo è un fattore importante per capirne lo sviluppo e molte delle caratteristiche attuali del quartiere. La continuità col passato è riconoscibile dal forte senso di appartenenza delle persone che vi abitano, dovuto anche al fatto che il nucleo originario della popolazione è ancora presente, costituito prevalentemente da anziani e dalle famiglie della generazione successiva. Il Trullo è un quartiere popolare che mantiene una connotazione di paese-comunità; in quanto “paese”, si presenta come una realtà chiusa in se stessa, sia nel senso della solidarietà tra chi vi abita, sia nel senso di chiusura verso l’esterno ed il nuovo, in particolare nei confronti della massiccia presenza di immigrati.



Il Trullo è un quartiere popolare complesso, nonostante la buona posizione geografica e la vicinanza di vari centri commerciali, rimane un quartiere isolato e nascosto. Nel tempo alla crescita dal punto di vista urbanistico, è corrisposto un impoverimento dal punto di vista sociale e dei servizi. Questa situazione determina l’allontanamento dei giovani per frequentare altrove le scuole medie e superiori, e degli adulti per trovare un’occupazione, di conseguenza il Trullo è diventato un quartiere dormitorio.



La conflittualità è un aspetto che fa parte della vita del Trullo e che connota molti aspetti della relazione tra le persone e i gruppi e che riguarda principalmente;



• l’interazione con gli stranieri,



• il rapporto con le Amministrazioni



• La relazione tra le tante realtà locali, le quali sembrerebbero caratterizzate da un “egoismo organizzativo” che impedisce loro di collaborare al fine di realizzare azioni comuni per il territorio.



Nei confronti degli stranieri, e in particolare dei rumeni, si registra un rifiuto dovuto non tanto ad una discriminazione razziale o culturale (tratto forse maggiormente presente tra i più giovani), quanto a concrete difficoltà di convivenza dovute all’arrivo in massa di immigrati dall’est Europa, in un tempo troppo breve per le capacità di assorbimento ed integrazione del territorio. Il Trullo, e in particolare la zona di via Monte delle Capre, è la più interessata dal fenomeno degli affitti e sub-affitti multipli a cittadini stranieri a prezzi esorbitanti, come è stato riportato nelle interviste alla popolazione: “a Monte delle Capre affittano ad ore, chi la notte e chi il giorno; quando sfollano i campi rom qui aumentano gli utenti. Possibile che non ci sia una forma di controllo?”. L’assenza di un Commissariato di zona, o di una caserma dei Carabinieri rende il quartiere effettivamente percepito come pericoloso ed abbandonato a se stesso. Di fronte al forte numero di rumeni, a volte ubriachi che frequentava le strade del Trullo, gli abitanti del quartiere, in particolare le donne, si sentivano minacciati. Questo almeno fino ai fatti di cronaca dell’ottobre 2006. Al momento attuale la visibilità dei cittadini rumeni risulta notevolmente diminuita, ciò sembrerebbe essere dovuto, stando almeno ad alcune voci raccolte nel quartiere, ad una forma di controllo endogeno del territorio messo in atto da alcuni attraverso forme di vigilanza, a volte aggressiva, nei confronti degli “stranieri ubriachi”, motivo per cui molti segnalano l’esistenza di un vero e proprio coprifuoco. Nonostante le carenze sottolineate dalla popolazione nelle interviste effettuate, il Trullo risulta avere diverse risorse e potenzialità, che spesso però vengono penalizzate dall’attenzione rivolta, anche a livello mediatico, ai fattori negativi e ai fatti di cronaca che hanno sconvolto il quartiere.



L’obiettivo principale del Progetto è quello di riconoscere e attivare queste risorse, valorizzare le attività che si svolgono in luoghi come ad esempio la Polisportiva Trullo o il Teatro S. Raffaele, stimolando nella cittadinanza una presa di coscienza e di responsabilità nei confronti della vita di quartiere e diffondendo una cultura della mediazione sociale tra le associazioni locali.



Tra gli adulti e gli anziani del quartiere, esistono anche forme di solidarietà nei confronti di persone che vivono in condizioni disagiate e provengono da un altro paese, come ad esempio un gruppo di donne legate alla Comunità Sant’Egidio, ed altri singoli cittadini che offrono sostegno di vario tipo a chi vive nelle baracche o nei ruderi dei dintorni. Il dato che più fortemente emerge dalle interviste raccolte è quello riguardante le problematiche dei giovani, in particolare gli adolescenti in età scolare.



Tra i punti di debolezza segnalati, infatti, troviamo l’assenza di strutture scolastiche per l’insegnamento medio-superiore e di luoghi di aggregazione specifici per quella fascia d’età (in passato erano presenti il campo sportivo, la scuola media Baccelli e la scuola superiore Marconi). È stata anche segnalata la presenza di alcune forme di “bullismo”. Un tempo il “collante” del quartiere era la parrocchia di San Raffaele di viale Ventimiglia, fino al 1983, anno in cui terminò il suo servizio padre Celso, parroco rinomato per il suo carisma e la sua capacità di coinvolgere anche i giovani con la sua attività capillare sul territorio. In seguito un altro parroco, padre Marcello, fu capace di coinvolgere la comunità raccogliendo stima e consenso. I nuovi parroci, insediati dal 2006, a detta di molti, sono molto poco inseriti nel territorio, anche perchè alla loro prima esperienza nella gestione di una parrocchia. Dal punto di vista dei bambini però risultano essere molto attivi, per cui l’oratorio è molto frequentato. Oggi anche progetti che promuovono diverse attività per gli adolescenti trovano difficoltà nell’ottenere un’adeguata risposta sul territorio da parte di molti dei giovani contattati, da cui emerge un disarmante senso di apatia e un vuoto di motivazioni. La realtà del territorio è, in effetti, complessa e difficile da penetrare a causa di un diffuso senso di abbandono da parte delle istituzioni che ha generato diffidenza verso Servizi ed Associazioni provenienti dall’esterno; torniamo così a rilevare il senso di chiusura precedentemente descritto. Molti abitanti percepiscono un forte senso di insicurezza, dovuto anche al fatto che la caserma più vicina per esporre denuncia si trova a S.Paolo o al Torrino. Il presidio fisso dei Carabinieri non sembra sufficiente a rispondere alle esigenze del quartiere, anche perchè è presente solo nelle ore diurne. La sera l’illuminazione pubblica è scarsa. Si registra ancora una forte carenza di spazi pubblici per l’ aggregazione e le attività ricreative. Le aree verdi sono pressoché inesistenti o inutilizzabili. Non vi sono spazi extra-scolastici per i bambini. Un dato ricorrente nelle interviste è quello dell’assenza di campi sportivi precedentemente vissuti come punto di forza per la socializzazione, soprattutto per i giovani. La popolazione ha espresso inoltre la necessità di migliorare i trasporti ed i collegamenti con il resto della città. La via fognaria è spesso soggetta ad allagamenti.







LE AZIONI SVOLTE



Il Progetto di Mediazione Sociale ha concentrato le proprie azioni nella zona di Trullo/Monte Cucco, Municipio XV, in continuità con il percorso intrapreso nei precedenti trimestri. L’ èquipe ha eseguito un attento monitoraggio del territorio: sono state realizzate uscite al fine di proseguire la “mappatura territoriale” e delineare più approfonditamente il profilo del quartiere e dei suoi tratti più significativi, ultimando le interviste ai testimoni privilegiati identificati come portatori di punti di vista autorevoli sul territorio. Settimanalmente è stata effettuata un’attenta ricognizione del territorio: nelle uscite realizzate sono stati esplorati nuovi luoghi del quartiere, spesso dietro segnalazione della cittadinanza, al fine di proseguire la mappatura dei luoghi definiti come “critici” e di quelli dove è evidente, invece, l’accentuarsi spontaneo dell’aggregazione informale della popolazione (bar, piazze, ecc.). Si è poi approfondito, mediante incontri, focus group e ricognizioni dirette, alcuni aspetti specifici, quali la situazione dell’integrazione della popolazione straniera nelle scuole e le problematiche relative agli insediamenti rom nel campo Nomadi di via Candoni. Seguendo questo percorso fatto di incontri ed interviste, interlocuzioni informali, visite domiciliari, attraversamenti di luoghi e di spazi pubblici, partecipazione ad eventi ed iniziative, il Progetto sta ricomponendo una mappa delle percezioni dei cittadini, delle risorse del quartiere in termini di organizzazioni, di competenze individuali e collettive, di disponibilità alla collaborazione e all’attivazione, di compatibilità relazionali (a che condizioni, su quali temi e con chi si è disposti a cooperare).




La rilevazione delle percezioni dei cittadini e delle agenzie territoriali (scuole, servizi, ecc.)



L’obiettivo progettuale, specialmente in questa fase dell’intervento, è stato quello di instaurare con gli abitanti e le risorse locali una relazione che diventasse man mano maggiormente strutturata, individuando le modalità migliori per intraprendere un percorso comune. Dopo la prima fase di osservazione non partecipante del territorio, e dopo aver presentato il Progetto agli stakeholders, il Progetto ha effettuato una raccolta delle percezioni dei cittadini e delle risorse locali, riguardo i conflitti, i bisogni, le risorse, i fattori protettivi e quelli di rischio presenti sul territorio. Il percorso di ricerca che si è ultimato , non costituisce soltanto una diagnosi statica, una mappa della situazione del territorio in termini di criticità irrisolte, ma fa leva sui punti di forza per avviare momenti di confronto propositivo. La ricerca/azione condotta dall’equipe ha portato all’elaborazione di un’accurata analisi del territorio basata sulle interviste raccolte.



I contatti piu’ significativi

  • La comunità di S. Egidio: l’equipe ha incontrato diverse donne abitanti del quartiere, volontarie della comunità di S. Egidio e attive sul territorio. In alcuni incontri effettuati, si è presentato il Progetto e si sono raccolte informazioni sulle attività da loro svolte, con l’obiettivo di lavorare in rete con modalità di collaborazione a vari livelli volte alla creazione di occasioni di incontro e di aggregazione nel quartiere. Dalla relazione con questo gruppo, sono emerse alcune riflessioni sulla tematica dell’immigrazione. Infatti il ricordo degli attuali residenti riguardo la storia delle loro famiglie e le condizioni in cui esse si sono trovate al Trullo in quanto immigrati da altre regioni d’Italia pare essere svanito con gli anni. La memoria, il ricordare, secondo queste donne sarebbe utile per poter più facilmente accogliere gli stranieri di oggi. Dal loro punto di vista sarebbe anche importante lavorare con i giovani per diffondere una cultura della tolleranza e dell’integrazione.



  • Gli abitanti “storici” del quartiere: il progetto ha interagito con una serie di soggetti ritenuti, per la loro permanenza nel territorio e per il ruolo assunto, elementi autorevoli nella comunità territoriale. Di queste persone, molti sono commercianti che risiedono storicamente nel quartiere: il proprietario della farmacia di via del Trullo, il proprietario dell’alimentari su via del Trullo, l’ “orafo” proprietario di un negozio di gioielleria su via del Trullo, il proprietario del bar di piazza Cicetti, il presidente del comitato di quartiere del Trullo. Le percezioni di questi abitanti e commercianti concordano su una difficoltà di comunicazione e collaborazione con le Amministrazioni, nel definire ed operare congiuntamente sulle criticità del quartiere



  • Il Centro di Aggregazione Giovanile” Il Trullo”. Aperto all’interno della scuola Arvalia, è gestito dall’ARCI ragazzi. Le sue attività comprendono una serie di laboratori: pittura, musica, teatro, sport. Al suo interno sono nate due esperienze di rilievo: 
  1. La squadra di calcio “Real Portuense” questa esperienza nasce dall’incontro degli operatori del centro “Il Trullo” e i 15 ragazzi, di cui 10 rumeni e 5 italiani. I genitori dei ragazzi, sia italiani che stranieri, sono molto disponibili alla collaborazione e sono molto attivi nel sostenere la squadra. Sono state organizzate cene collettive, cucinando ognuno piatti tradizionali, ben riuscite. Il mercoledì i ragazzi e gli operatori, si ritrovano presso la Scuola Arvalia per lavorare al BLOG della squadra, un modo per sentirsi ed essere un gruppo basato sull’amicizie e l’integrazione.
  2.  Il gruppo musicale Oti Skuri: E’ nato con l’obiettivo di coinvolgere i giovani con la passione per la musica appartenenti a diverse etnie e provenienti da diverse esperienze sociali e culturali. Questi ragazzi, di età compresa tra i 16 e i 30 anni, si sono uniti per proporre una musica che presenta ritmi e melodie provenienti da tradizioni musicali europee ed extraeuropee rivisitati in chiave moderna.



  • La responsabile dell’ AMA: secondo la referente AMA, nel quartiere manca una cultura della collaborazione, del reciproco rispetto e del fare: le persone, piuttosto che percepirsi come protagoniste, si limitano ad un atteggiamento di richiesta e di delega. Questo causa l’adagiarsi della comunità locale sui suoi problemi irrisolti e percepiti come irrisolvibili se non da parte di un intervento esterno che non arriva e, quando c’è, non soddisfa. Bisognerebbe sensibilizzare le persone al recupero di atteggiamenti di ascolto dei problemi e di attivazione propositiva. Tale lavoro dovrebbe coinvolgere specialmente i giovani indirizzandoli, ad esempio, verso una maggiore cultura dell’ambiente e del rispetto del decoro urbano.
  • Parrocchia S. Raffaele: la parrocchia è percepita da molti cittadini come una vera risorsa dal punto di vista dell’aggregazione. Tuttavia sembra che le maggiori esperienze da questo punto di vista abbiano riguardato la precedente gestione, mentre l’attuale parroco preferirebbe concentrarsi maggiormente sulle attività canoniche.
  • Centro Sociale “Ricomincio dal Faro”: Il C.S.O. Ricomincio dal Faro nasce il 4 aprile 1987, quando un gruppo di ragazze e ragazzi, occupa il vecchio cinema del quartiere, il cinema Faro chiuso nel 1979. Il centro sociale occupato "Ricomincio dal Faro" esiste da diciannove anni ed è ormai una realtà affermata dal punto di vista sociale e culturale: sono infatti moltissimi i gruppi musicali che si sono esibiti sul suo palco: 99 Posse, Africa Unite, Area, Almamegretta, Casino Royale, Chumbawamba, Motorpsico e tantissimi altri. Al tempo stesso non sono mai stati trascurati i gruppi emergenti, a loro sono stati dedicati sempre degli spazi ed è stato organizzato un festival ad hoc. Ma anche eventi particolari non sono mancati, come la presentazioni del film “Sud” con la partecipazione del regista Gabriele Salvatores. Il cinema ha svolto da sempre un ruolo di primo piano, vista anche l’origine del luogo, è ormai infatti storica la rassegna annuale “Cinefaro” che si tiene settimanalmente e gratuitamente con proiezioni su maxischermo. E poi ancora il teatro, a cui la disposizione della struttura si presta bene, con compagnie emergenti ed affermate, con artisti come Ascanio Celestini, Antonio Rezza e Stefano Vigilante. Da quattro anni inoltre organizza una festa di tre giorni che si tiene a luglio all’aperto nel quartiere.
  • Il campo Nomadi di via Candoni: il Progetto si è confrontato con due realtà del privato sociale operanti all’interno del campo, l’Arci e l’ Opera Nomadi, oltre che con alcuni adolescenti rumeni abitanti all’interno. Nel campo, suddiviso tra la parte rumena e parte bosniaca, funzionano alcuni laboratori, un presidio medico, progetti di scolarizzazione.
  • La scuola Arvalia: le percezioni rilevate nel corpo docente, parlano di forte dispersione scolastica ed di un basso livello di scolarizzazione che, di fatto, si manifestano in un depauperamento delle risorse nell’ambito sociale e culturale. Rispetto all’insegnamento per gli stranieri, ad un buon livello di partecipazione corrisponde d’altro canto un alto “turn over” legato ad esigenze lavorative;
  • Il teatro San Raffaele: secondo il gestore del teatro il quartiere è ormai un dormitorio: un quartiere che avrebbe potenzialità e risorse ma che senza scuole medie o licei e senza un lavoro continuativo e coordinato, con la partecipazione di insegnanti e genitori prima sui bambini e poi sugli adolescenti, rimane un quartiere\paese “senza pregi”; bisognerebbe lavorare al fine di far sentire ai giovani un nuovo senso di appartenenza al territorio: “questa terra come la loro terra, radice delle loro origini
Animazione di piazza e laboratori con i bambini a Piazza Mosca



L’equipe del progetto ha programmato alcuni appuntamenti di animazione e laboratori di disegno per i bambini, inseriti nella cornice delle manifestazioni per l’Estate Romana organizzata dalla compagnia “Il Cilindro” del Teatro S. Raffaele di Viale Ventimiglia. I laboratori hanno compreso attività espressive al fine di stimolare la manualità, la creatività e la capacità dei bambini di impegnarsi, sia come singoli che come gruppo, nella realizzazione dei propri prodotti finali, in un processo di valorizzazione delle loro abilità e dei loro punti di vista. Il percorso di animazione è stato inteso più ampiamente come processo di potenziamento del senso di appartenza al gruppo/comunità. Si è infatti proposto ai bambini la realizzazione di disegni individuali e di gruppo che potessero rappresentare il territorio di Trullo/Monte Cucco. Ai laboratori hanno preso parte attivamente anche alcuni pre-adolescenti della zona, dando il proprio supporto all’attività, in un’ottica di valorizzazione delle loro competenze e di promozione della responsabilizzazione e del protagonismo all’interno della vita della comunità. Si è cercato infatti di stimolare bambini e ragazzi a creare e a vivere attivamente il loro quartiere. Si è inoltre favorita l’espressione dei bambini sul tema della sicurezza, così come viene da loro percepita e vissuta, per creare spunti interessanti per eventuali futuri approfondimenti. Gli appuntamenti in questione hanno rappresentato importanti momenti di aggregazione nel quartiere, catalizzando l’attenzione nei confronti del Progetto da parte dei genitori dei bambini, dando così la possibilità all’equipe di diffondere materiale informativo e sensibilizzare sulle tematiche della mediazione sociale, favorendo il coinvolgimento dei cittadini in prima persona nelle dinamiche riguardanti il quartiere, in particolare per quanto riguarda il delicato anello di congiunzione tra scuola e famiglia.







 Tavoli sociali di restituzione dei dati alle realtà locali



La restituzione dei dati delle interviste , è stata effettuata rispettando le sensibilità delle persone e gli equilibri conflittuali che esistono tra le realtà locali, con modalità non invasive ma tendenti a creare un clima di confronto e di partecipazione. La rilevazione è stata infatti pensata sia come strumento di lavoro e di analisi del territorio sia come spunto di discussione (e di mediazione) tra le diverse visioni. Il Progetto si è posto in questa fase nella posizione di comprendere la natura dei conflitti che dividono i cittadini, tentando di far emergere quelle soluzioni comuni che possano permettere alle persone di lavorare e gestire insieme i problemi e attraverso le necessarie mediazioni tra i diversi punti di vista, si è sostenuta l’attivazione degli abitanti per raggiungere gli obiettivi posti comunemente attraverso il confronto. Nei mesi di luglio e settembre 2008 sono stati organizzati due incontri di restituzione dell’analisi territoriale elaborata dall’equipe alle realtà locali. Gli incontri, realizzati con il supporto dell’Assessore alle Politiche Sociali nei locali del Municipio XV, hanno rappresentato un’occasione importante di confronto aperto sulle tematiche (tanto sulle criticità, quanto sulle risorse) emerse dalle interviste e dagli incontri effettuati nell’ambito della ricerca/azione. È stato inoltre fornito ai presenti un momento di formazione e sensibilizzazione sulle tematiche del progetto, con la consegna di materiale informativo sulla storia e la filosofia della mediazione sociale, fornendo ai presenti una panoramica esemplificativa degli interventi di mediazione attuati negli anni con successo nei territori in cui il progetto è attivo. Le diverse realtà presenti hanno dato il loro contributo avviando così un processo di rimessa in comunicazione degli attori sociali territoriali. Sono state raccolte diverse proposte di intervento che ci si propone di attivare in un’eventuale futura progettualità attraverso la costituzione di tavoli tematici e collaborazioni in rete.



L’operato del Progetto si è dunque complessivamente concentrato nel fornire al territorio una risposta
  • “preventiva”: offrendo un aiuto alle parti interessate nella ricostruzione dei loro rapporti;
  • “complementare”: rispetto agli interventi svolti da altre istituzioni e agenzie presenti sul territorio (le Amministrazioni locali e centrali, i servizi sociali, i VV.UU. le realtà locali, le scuole, la parrocchia, ecc.) creando momenti di confronto a più livelli in un ottica di creazione di reti tematiche;
  • di “promozione di forme di cittadinanza attiva”: in quanto il processo di mediazione promuove una significativa partecipazione delle persone, le quali sono chiamate ad assumersi una responsabilità diretta rispetto al futuro: tale reciproco coinvolgimento può costituire la premessa per la costruzione di accordi e di una maggiore stabilità relazionale;
  • di contributo alla costruzione (o ricostruzione) di scambi comunicativi, che sviluppino processi di (auto)regolazione sociale: tali processi sono praticabili attraverso l’introduzione specifica di nuove procedure che partano dal vissuto degli abitanti del quartiere. Il Progetto ha inteso infatti suscitare una serie di azioni che mirino a ricomporre forme di socialità a partire dall’utilizzo di luoghi di socializzazione, oggi solo parzialmente utilizzati dalla popolazione.









Avendo rilevato una sensibile interruzione della comunicazione a più livelli tra gruppi di cittadini, si è inteso fin qui lavorare per ristabilire il dialogo tra le parti per poter raggiungere obiettivi concreti. È stata inoltre riscontrata l’opportunità di dare avvio inoltre ad un processo di riorganizzazione delle relazioni tra le persone attraverso vari strumenti progettuali tra i quali l’organizzazione di eventi ludici (quali un torneo di calcio, l’organizzazione di una mostra fotografica o di percorsi sul tema della memoria), la creazione di un media che pubblichi le notizie positive del quartiere, parli delle risorse e di risultati raggiunti, attività in ambito scolastico dove si attualizzino le tensioni che emergono dalla società, ed è per questo che diventa fondamentale promuovere al suo interno comportamenti di cittadinanza attiva che si rivelino in grado di diffondere la cultura dell’incontro, del dialogo, del rispetto.



In genere i progetti di mediazione sociale hanno l’obiettivo di stimolare un modello di regolazione dei conflitti che nasce all’interno della comunità, basandosi sul concetto che il quartiere deve essere riconosciuto come luogo adatto alla regolazione dei conflitti a partire dalle risorse (mediative), dai mediatori naturali, dalla storia e dalle modalità di comunicazione proprie del territorio. Il processo di mediazione che si è inteso attivare, utilizzando spazi e occasioni condivise e costruite con la popolazione, ha voluto non solo favorire il superamento e dare una prospettiva di vissuto maggiormente serena nei confronti dei dissidi, ma facilitare anche la costruzione di nuove relazioni di nuove forme di solidarietà e di ricostruire il legame sociale e i processi di autosviluppo comunitario.




L'analisi delle interviste alla popolazione del trullo è consultabile qui:analisi_interviste_trullo[1].doc1.