lunedì 21 giugno 2010

La fisica della città

La fisica della seconda natura.
Intervista a Bruno Giorgini.


La fisica della città, la possibilità cioè di affrontare lo studio della complessità della città, con il suo intreccio di flussi, informazioni, forme, con una nuova scienza che metta insieme fisica, matematica, sociologia, urbanistica, eccetera; la mobilità dei cittadini simulata come un gas di atomi intelligenti; l’ipotesi, per ora confermata, che in un sistema complesso l’autorganizzazione funzioni meglio della coercizione centralizzata; il grande legame fra scienza, città e democrazia.

(...)Allora, la nostra idea è stata che forse si poteva affrontare un sistema complesso come la città utilizzando la metodologia della fisica.

(...) cos’è comune a tutte le città, ma a tutte, dalla prima che è stata costruita fino a quelle di oggi? Beh, una risposta che viene subito in mente è: i cittadini. Una città senza cittadini non esiste. Quindi, come fisici, ci è venuto di studiare la dinamica dei cittadini, che poi è la mobilità. La complessità dov’è che si nasconde? Beh, la complessità si nasconde nel fatto che i cittadini sono atomi, intelligenti però, cioè che sono in grado di processare informazione.

(...) Abbiamo scoperto che in un sistema complesso si produce autorganizzazione. Questa è una delle cose più interessanti dei sistemi complessi. Intendiamoci, quello che abbiamo scoperto non è proprio un teorema, perché l’abbiamo riscontrato solo per i nostri modelli e uno ha sempre il dubbio di avercelo messo dentro lui senza accorgersene. Quindi non è un teorema generale, e però, per quello che facciamo noi, fino ad ora è stato così: tenendo presente che abbiamo due dinamiche, una fisica e una cognitiva, l’autorganizzazione cognitiva è più robusta dell’autorganizzazione fisica. Se tu la martelli, l’auto-organizzazione cognitiva tiene di più di quella fisica. Questo è un primo risultato. Il secondo è che l’equilibrio raggiunto sulla base dell’autorganizzazione interna del sistema è più solido, più robusto, dell’equilibrio imposto con forzatura esterna. Cioè se tu forzi da fuori il tuo sistema, per esempio a stare su un binario, spendi un mucchio di energia e non è molto robusto, bastano cioè piccole perturbazioni per farlo scantonare. Se invece questo equilibrio è raggiunto attraverso forme di autorganizzazione interna è molto più resistente.

Bruno Giorgini insegna Fisica all’Università di Bologna.

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